©Copyright. Estratto dal testo di Daniele Trevisani “Psicologia della libertà. Liberare le potenzialità delle persone”. Roma, Mediterranee. Articolo estratto dal testo e pubblicato con il permesso dell’autore.

Riprendere possesso dell’intera vita: il lavoro sui “copioni di vita” (Life Scripts) per sganciarsi da modelli tossici e avviare nuovi tempi del nostro film

Se sei un virus, la tua vita è molto semplice, il tuo copione di vita altrettanto. Cercherai di infettare qualcuno, diffonderti, replicarti, poi morirai. Ma il tuo DNA, se la strategia è vincente, sarà sopravvissuto.

Se sei una farfalla, il tuo copione di vita è altrettanto semplice. Non puoi evitare di essere prima un bruco, di essere “brutto e ripugnante”, ma poi evolverai in qualcosa che è in grado di volare, di librarsi in aria, con colori a volte bellissimi. Nel tuo copione di vita c’è scritto “evolvi, trasformati, vola, riproduciti, muori, segui le leggi della natura”. Ma, attenzione, c’è anche scritto “scappa dai predatori”.

Man mano che saliamo nella complessità degli esseri viventi, i copioni si fanno più ampi, diversificati. Per l’essere umano, solo fino a qualche generazione fà, e non per tutti, il copione era predefinito. 

Servono braccia in campagna, farai il contadino, ti sposerai, farai altri figli-operai, andrai in Chiesa, e via così. Se eri nato in Kenia o in Giappone le cose sarebbero andate diversamente ma sempre secondo un copione nel quale avevi davvero poca voce in capitolo.

Il miracolo avviene quando invece puoi scorrere il tuo film di vita come un osservatore esterno. Puoi renderti conto che ruolo stai giocando. Cominci a chiederti in che “tempo” siamo di questo film. Comincia a prendere forma la coscienza su quale sia il personaggio che stai inconsapevolmente recitando (es, l’eroe, l’avventuriero, lo sfortunato, l’impotente, il nobile). E, cosa veramente non da poco, decidi di cambiare copione o farne cambiamenti in una direzione “tua”, decisa da te.

Vi sono molte tecnicalità in questo lavoro e non a caso tali operazioni sono mestieri specifici, come il coaching, il counseling, e (per alcuni casi) la psicoterapia. 

Tuttavia non è necessario essere malati per lavorare sui propri copioni di vita e sugli “spezzoni di copione”. Appropriarsi sempre più intensamente della propria vita è sano, a prescindere da qualsiasi condizione tu sia.

Quando un atleta scende in campo, sta già mettendo in azione il suo copione personale ed entra in campo non solo un paio di gambe ma anche la sua immagine mentale di sè e l’idea che si è fatto della probabilità di vincere o di perdere. Entra in campo, in pratica, anche la sua “aura”, per quanto intangibile.

Eric Berne, già agli albori di questa consapevolezza, parlava della necessità di “disattivazione dei copioni di vita” per aiutare le persone ad uscire da copioni tossici e perdenti. 

Eric Berne[1] distingueva tre grandi categorie di persone, “perdenti” (losers), non-winners” (non-vincenti), e “winners”, dove “un vincitore è definito come una persona che adempie il suo contratto con il mondo e con se stesso“. 

Per Berne, l’oggetto della psicoterapia era quello di “spezzare i copioni e trasformare i perdenti in non vincitori (“Fare progressi”) e i non vincitori in vincitori (“Stare bene”, “Ribaltare”, e “Vedere la luce”).

Secondo Berne, i copioni si costruiscono in tenerissima età, già dai 2 anni, e formano una sorta di imprinting che l’individuo seguirà per tutta la vita, se non avviene un’azione che nel metodo HPM chiamo “enlightment” o illuminazione e presa di consapevolezza. 

Spesso questa presa di consapevolezza è uno shock, ma uno shock che fa bene.

Alcuni esempi di “ingredienti” di un copione perdente si possono riconoscere sia dalle conversazioni che dai pensieri che emergono in un colloquio di counseling

  • Io non merito
  • Io non posso
  • Non sono all’altezza
  • Forse
  • Non si può
  • Non va bene
  • Tanto non serve a niente

Può contenere anche ingiunzioni come:

  • Lamentati molto e spesso
  • Tu no

Alcuni esempi di un copione vincente possono includere pensieri del tipo

  • Sii coraggioso nella vita
  • Vivi a pieno
  • Non tirarti indietro
  • Le cose si possono provare e sbagliare senza che questo ti faccia diventare un perdente
  • Tu vali a prescindere dai tuoi beni materiali
  • Tu puoi risplendere spiritualmente
  • E’ bello circondarsi di persone positive
  • Tu meriti felicità
  • Non devi dimostrare niente a nessuno.

Esercizio

Immagina per un momento di essere un robot con una scheda di memoria inserita alla base del cranio, che si può togliere e inserire a piacimento. 

Immagina come cambierebbe il tuo modo di camminare, di decidere, di fare la tua giornata, o il tuo anno, inserendo la scheda “atteggiamento mentale positivo ed energie elevate” e come cambierebbe se inserissimo la scheda “sono un perdente, atteggiamento mentale negativo, basse energie”.

Ecco. Cosa ci sia essere scritto in quella scheda, è in larga misura stato definito dalla nascita e modellato da genitori e società. 

Prova a scrivere cosa vorresti vi fosse codificato in quella scheda:

Ruoli graditiSensazioni graditeAzioni gradite
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   

Possiamo auto-programmarci per diventare noi stessi gli autori di un programma di vita che ci giri dentro in modo migliore di quello appreso sinora? Si

Le persone vivono spesso degli Script e programmi scritti da altri per loro e per soddisfare bisogni altrui, e non delle vere vite decise da loro[2].

Sulla nostra vita, noi possiamo impegnarci per riscrivene almeno una parte, e perché no, una parte molto ampia e significativa.

Ma come si cambia un copione di vita. Innanzitutto serve molto esercizio. E questo esercizio deve aiutarci ad esplorare i nostri limiti, conoscerli, avvicinarsi ad essi, e gradualmente superarli.

La “consulenza di processo personale” (CPP) e altre forme di analisi si prefiggono di mettere in moto i meccanismi del processo di crescita personale o fisica e dare plasticità e impulso a questa crescita. Crescita che non è solo o per forza avere di più, ma avvicinarsi di più alla vita che ha senso vivere.

Esiste un vero e proprio “allenamento al Sentire” e uno al progredire. Come fa notare Kabat-Zinn, è una questione di incontro con i propri limiti, questo sia nel corpo (che spesso è una vera incarnazione o messa in scena di un copione, per fattezza e aspetto) che nel modo di pensare:

il corpo di ciascuno è diverso: perciò ciascuno deve imparare a conoscere i propri limiti. E il solo modo per imparare a conoscerli è esplorarli delicatamente e consapevolmente per un periodo di tempo prolungato.

Facendo questo scopri che, qualsiasi siano le tue condizioni fisiche, quando lavori con perseveranza e consapevolezza in prossimità dei tuoi limiti, quegli stessi limiti tendono a recedere. Per esempio, il punto fino a cui puoi portare una certa posizione o il tempo per cui sei in grado di mantenerla non sono dati fissi e immutabili. Perciò, anche le tue opinioni su quello che puoi o non puoi fare non devono essere rigide: il tuo corpo, se lo ascolti attentamente, ti può rivelare una realtà in continuo mutamento.[3]

Così come si può fare con il corpo, si può fare questo allenamento sottile sulle emozioni, sulle nostre destinazioni di vita, fino ad arrivare a farcele il più possibile amiche e compagne, volute e dirette da noi.

Parlando di libertà, non esiste prigione peggiore del pensiero che le cose – corpo, mente, anima, relazioni, storia di vita – siano immutabili per sempre e che a noi non resti che rassegnarci senza lottare. 

Possiamo scoprire i nostri stati dell’ego che operano in modo “covert” (cioè all’oscuro di noi, in modo sotterraneo), e solo allora ce ne potremo disfare.[4]

Uno spirito combattivo, una forza consapevole del proprio valore, delle possibilità che possiamo innescare, la forza della volontà e la continuità nel crescere, sono una base fondamentale per una vera e nuova libertà.

Disattivazione dei Copioni di Vita, anche in azienda

“Niente ha maggiore influenza psicologica sul loro ambiente 

e specialmente sui loro figli, della vita non vissuta del genitore”. 

Carl Gustav Jung. 

Con questa frase, Jung ci ammonisce, ci segnala un possibile enorme rischio per la libertà individuale. Il fatto che un genitore proietti sui figli tutte le speranze non andate a buon fine, tutti i sogni che non è riuscito a realizzare, tutte le lauree o diplomi mancati, specializzazioni o abilità che non è riuscito nella sua vita a portare avanti. 

Tutto questo carico viene trasferito sui figli, che portano nella loro vita un enorme peso: soddisfare le aspettative trasmesse, su quanto i genitori non hanno saputo essere. 

Questo succede anche con estrema forza nelle aziende, nei passaggi generazionali, e nel come vengono a formarsi i manager nell’Acquario Comunicativo Aziendale in cui sono immersi.

Ma torniamo alla partenza. I genitori, consapevolmente ma molto più spesso inconsapevolmente, creano copioni di vita (Life Scripts), scrivono copioni di film immaginari dei quali i figli possono solo essere comparse ma mai veri protagonisti e registi. Non accade sempre, non accade per tutti, ma è un fenomeno molto frequente e pervasivo persino in tutto il mondo animale.

I leoni giocano a lottare con i leoncini per insegnargli a lottare, nella loro mente quel leoncino deve saper lottare perché nel codice genetico è scritta la pulsione a far continuare la specie, quindi si prodiga per far diventare il proprio figlio un forte capobranco e fare parte del clan, e non certo finire in un circo. I programmatori insegnano ai propri figli a programmare, magari con il gioco, i terroristi fanno giocare i loro figli con bombe e fucili e si vedono foto di famiglie intere di integralisti con bambini in divise militari e armati fino ai denti. E così si formano terroristi che forse in una famiglia diversa sarebbero diventati insegnanti, militari che non volevano essere militari, medici che diventano medici per emulazione ma soprattutto per soddisfare i Life Scripts assorbiti nella famiglia di provenienza.

Copioni pieni di paure generano vite piene di paure, da cui sottrarsi prima possibile.

Sono più le cose che ci spaventano di quelle che ci minacciano effettivamente, e spesso soffriamo più per le nostre paure che per la realtà. 

Lucio Anneo Seneca,Lettere a Lucilio, 62/65

Un grande moto di emancipazione per ogni buon genitore è cercare di non infliggere i propri insuccessi, fermarsi dal volere che i figli siano “ciò che non si è potuto essere”, cercare di capire quali sono le vere attitudini e aiutare ad esprimere il vero potenziale umano della persona.

Per il lato dell’essere “in vita” e quindi persone che hanno certamente e per forza subito qualche forma di “Life Script”, magari inconsapevole, c’è un grande lavoro da fare per ripulirsene. Soprattutto, perché i “Life Script” prendono anche forma di “atteggiamenti appresi”, es pressapochismo, o indecisione, o arroganza, tutto quanto si trasmette verso i figli con l’esempio e con l’immersione nell’acquario familiare e non tanto con messaggi espliciti.

Nelle aziende, i “modelli di Leadership” (es, buonista, arrogante, decisionista, attendista, etc) sono quanto di più subdolo possa esistere e passano da persona a persona spesso per emulazione, rimanendo nella cultura aziendale per generazioni dopo generazioni di manager. Non se ne vanno dall’azienda se non con interventi di formazione seria ed esperienziale, coaching e non certo tenere “ammonizioni verbali al cambiamento” che nessuno veramente nessuno ascolta.

Capire a quali messaggi impliciti siamo stati esposti, quali modelli di vita abbiamo respirato, “cosa abbiamo respirato da chi”, per capire anche di cosa vogliamo adesso liberarci con presa d’atto di libertà, è un gesto eroico e coraggioso. E non basta farlo una volta. 

“Possiamo chiudere con il passato, ma il passato non chiude con noi.” 

(William Shakespeare, da “Il mercante di Venezia”)

Se vogliamo chiudere con un modello appreso, o se vogliamo riprendere in mano il Copione di vita, o procedere alla “disattivazione dei Copioni di vita” che stiamo vivendo nostro malgrado, serve impegno, tempo, supporto professionale.

Quando un “pattern” (modello comportamentale o di atteggiamento) viene riconosciuto come tale, il fatto di decidere di tenerselo o disfarsene ha un suo costo psicologico. Incluso il costo e boccone amaro ma necessario, di comprendere che non stiamo “offendendo i genitori e antenati” se decidiamo di prendere in mano le redini della nostra vita, ma anzi questo è un nostro diritto inviolabile. Una volta che decidiamo di cambiare, il cambiamento richiede esercizio continuativo, coaching, counseling, formazione, e tanta costanza. Non solo chiacchiere. Perché il passato che abbiamo dentro, non si rimuove come un abito esterno, ci vive dentro, ed è ciò di cui siamo composti.


[1] Berne, E. (1961) Analisi transazionale e psicoterapia, Roma, Astrolabio-Ubaldini, ISBN 978-88-340-0019-9

Berne, E. (1966) Principi di terapia di gruppo, Roma, Astrolabio-Ubaldini, ISBN 978-88-340-1066-2

Schiff, J.L. et al. (1975) Analisi transazionale e cura delle psicosi, Roma, Astrolabio-Ubaldini, ISBN 978-88-340-0679-5

Berne, E. (1977) Intuizione e stati dell’Io, Roma, Astrolabio-Ubaldini, ISBN 978-88-340-1066-2

[2] Steiner, Claude M., Scripts People Live, Grove Press, Reprint Edition, 1990

[3] Kabat-Zinn, Jon (2016). Vivere momento per momento. Milano, Garzanti, p. 148-149.

[4] Helen H. Watkins, John G. Watkins  Ego States, Theory and Therapy

Altri materiali su Comunicazione, Ascolto, Empatia, Potenziale Umano e Crescita Personale disponibili in questi siti e link:

Altre risorse online

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