Articolo estratto dal testo “Parliamoci Chiaro: il modello delle quattro distanze per una comunicazione efficace e costruttiva” copyright Gribaudo Editore e Daniele Trevisani, pubblicato con il permesso dell’autore.
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Nelle prossime pubblicazioni vedremo come sia possibile superare le incomunicabilità derivanti dalle quattro distanze, procedendo sempre più verso quello che viene chiamato “funzionamento armonioso” ( o harmonious functioning) della persona, della coppia e del gruppo quando interagiscono e comunicano.
Il concetto di harmonious functioning ha a che fare con la relazione tra gli input per la mente e la sua capacità di affrontarli. Ogni persona riceve due diversi input per la mente: quelli interni, sui quali vorrebbe comunicare, e quelli esterni, provenienti dalla comunicazione altrui.
Il funzionamento armonioso della comunicazione è quella condizione in cui arriviamo ad una buona capacità di stare in contatto con le nostre sensazioni interne, buona capacità di comunicarle, buona capacità di ascoltare, e lo stesso accade nell’altro.
Per ottenere ciò, il modello delle Quattro Distanze propone la “strategia a spirale”:
“le distanze nel modello 4DM non si riducono una linea per volta, “di colpo”, ma a spirale: un giro alla volta, per piccoli avvicinamenti alla volta, su ciascuna area. “
Quando la comunicazione funziona, immediatamente ne emergono i frutti. Quando invece la comunicazione è bloccata o malfunzionante, si crea conflitto, le relazioni interpersonali soffrono, i progetti comuni tra persone o tra aziende non decollano.
Possiamo rintracciare con buon grado di precisione il problema dell’incomunicabilità nella diversità culturale, un “sottoprodotto” dell’incontro/confronto tra culture diverse. E non solo: l’incomunicabilità nasce ogni volta che vi sono informazioni che fuoriescono dal common ground e generano imprecisioni, incomprensioni, piccole o grandi che siano.
La cultura, in senso allargato, significa soprattutto un modo di percepire il mondo, di categorizzare la realtà, di dare un senso alle cose, alle relazioni e alla vita. Ciascuno di noi è un individuo unico nella sua cultura personale, poiché abbiamo assimilato nei nostri processi mentali le pressioni e gli schemi dei nostri gruppi di appartenenza da una parte, e i modelli con cui siamo venuti a contatto dall’altra.
Possiamo riassumere tutto ciò affermando che la comunicazione produce esiti negativi quando:
- i comunicatori danno per scontato che i modelli comunicativi personali siano adottati anche da persone diverse, senza accertarsene;
- esiste scarsa o nulla conoscenza rispetto ai modelli comunicativi, ai ruoli comunicativi, e alle regole comunicative adottate dalla controparte.
Mentre diventa positiva ed efficace quando:
- ci sforziamo di comprendere quali modelli comunicativi e mentali le nostre controparti usino;
- lavoriamo all’interno di questi modelli con cognizione di causa e senza compiere passi falsi che rischiano di urtare sia i valori fondanti che la suscettibilità della controparte.
La comunicazione, prima ancora che un incontro tra “posizioni”, è un incontro/scontro tra modelli. La capacità delle persone e delle aziende nel comunicare tra loro aumenta quando si è consapevoli delle proprie diversità, e si riesce a cogliere il meglio dell’incontro tra culture diverse senza dover subire il lato oscuro della incomunicabilità e del conflitto. Comunicare consapevoli delle diversità (comunicare nelle diversità e nonostante le diversità) è un passo in avanti significativo.
L’incomunicabilità è la condizione che impedisce alle persone di entrare in contatto profondo e condividere il pensiero. La comunicazione costruttiva si prefigge invece di attivare uno scambio significativo tra due o più menti per poter costruire qualcosa assieme.
L’essenza stessa della comunicazione è un tentativo di “costruire assieme” per raggiungere scopi che nessuna delle parti da sola è in grado di raggiungere e il nostro scopo è capire su quali leve agire per trasformare una possibile incomunicabilità in un incontro costruttivo.
Il problema dell’incomunicabilità tocca le sfere più diverse: lo vediamo nei rapporti tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra docenti e alunni, tra amici, tra colleghi, tra aziende, e, ad un livello superiore, tra religioni e nazioni.
Il risultato della crescita in una società emotivamente morta crea l’atteggiamento di chiusura: smettere di ascoltare e capire, irrigidirsi, divenire incapaci di essere flessibili e adattivi, di essere efficaci fuori dal proprio “spazio ristretto”.
Il problema dell’incomunicabilità si collega immediatamente a quello della performance e dei risultati del lavoro di gruppo nelle aziende. Quando c’è incomunicabilità, non arrivano risultati, tutto si blocca. Quando invece la comunicazione è fluida, genuina, efficace, ogni situazione si risolve.
Per essere coscienti delle trappole comunicative, dobbiamo sapere che ovunque si operi con altri avvengono micro-collisioni culturali, superabili solo con la ricerca di un intento comune e di un linguaggio comune. Questo richiede di “smontare” le diversità, di riconoscerle, di farle uscire dal retrobottega della comunicazione e di portarle sotto i riflettori.
Per far funzionare la comunicazione servono almeno due condizioni: volontà di comunicare (apertura al dialogo) e abilità comunicative (competenze comunicative).
Ogni gruppo di persone accomunate da uno scopo diventa immediatamente team, squadra, e assume una nuova identità. Se immaginiamo un team di persone, possiamo chiederci quale sia la performance di questo team, intesa come capacità del gruppo di costruire qualcosa, concludere un progetto, o concretizzare un sogno.
Vediamo subito che questo team per funzionare deve comunicare, ma quando la comunicazione non è efficace, l’incomunicabilità entra in gioco, ci si distrae dal compito primario e il conflitto è inevitabile. Questo porta ad un unico risultato negativo: l’obiettivo non viene raggiunto.
Non esistono guerre che non siano precedute da fallimenti di relazioni, da conflitti politici e da importanti segnali di incomunicabilità, e quindi studiare l’incomunicabilità significa studiare i precursori del conflitto e del successo nei rapporti umani.
Per concludere, il successo della comunicazione dipende:
- dalle competenze di ascolto che si possiedono;
- dalla volontà di avviare un dialogo;
- dalla volontà/capacità di avviare un dialogo aperto al confronto;
- dalle abilità comunicative sommate di entrambi gli interagenti;
- dalla consapevolezza delle differenze culturali tra soggetti;
- dalla capacità di minimizzare il fraintendimento (barriere linguistiche) e l’incomprensione (barriere psicologiche) tra membri di un gruppo.
Per approfondimenti vedi: